il ponte romano di Ceggia, lungo la via Annia
La definizione di un’articolata rete stradale rappresentò per Roma la vera e propria spina dorsale del suo sistema politico, fungendo sia da supporto al controllo dei punti più periferici, sia da vettore per la circolazione delle genti, dei beni e delle idee.
A partire dal secondo secolo a.C., nel settentrione d’Italia si sviluppò un complesso viario notevole, del quale Aquileia rappresentava uno dei nodi più orientali.
La metropoli romana era difatti raggiunta a occidente dalla via Annia, che la collegava ad una stazione iniziale -probabilmente Adria– dopo aver attraversato Padova, Altino e Concordia.
Dalla città, poi, si dipanava una via che raggiungeva la stazione di Fonte Timavi e, subito dopo, si biforcava, raggiungendo Tergeste col percorso meridionale e Tarsatica (Fiume) con quello settentrionale.
Per dare un’idea dei profondi mutamenti occorsi al territorio, in questa foto è riportata la via Annia nel punto in cui, con un ponte lungo circa 44 metri, attraversava il Canalat-Piavon vecchio, uno degli antichi rami del Piave.
Le pianure a cavallo tra Veneto e Friuli, al tempo, presentavano difatti un aspetto assai dissimile da quello odierno, interessato da molti interventi di bonifica: fiumi, canali e paludi erano continuamente presenti sul percorso viario, che per lunghi tratti costeggiava direttamente le lagune.
Di quest’opera, riemersa dalle campagne in seguito a scavi del ’49, si notano in particolare le basi dei piloni di profilo cuneiforme, scolpite nell’arenaria e poggianti su palizzate lignee, conformati per fronteggiare al meglio l’impeto della corrente e minimizzare la creazione di vortici al suo passaggio, garantendo robustezza e stabilità al manufatto.
Una situazione simile a quella esistente in prossimità di San Polo di Monfalcone, presso Ronchi, ove un ramo dell’Isonzo veniva oltrepassato da un ponte di cui ancora oggi esistono numerose testimonianze…