il Mitreo di Duino
Nel cuore del rilievo carsico dell’Hermada, a breve distanza dalle polle di risorgiva del fiume Timavo, si cela una cavità rupestre di particolare fascino, sede d’insediamento umano sin dal neolitico. Nel 1965 la Società Alpina delle Giulie di Trieste, a seguito di diverse indagini speleologiche, individuò questa grotta, al tempo ostruita da un considerevole accumulo detritico di crollo e, a seguito della disostruzione e delle immediate indagini condotte dalla Commissione Grotte, si scoprì che in epoca preromana era stata sede di edificio culutale.
Videro difatti nuovamente la luce sezioni frammentarie di bassorilievi, lucerne, ceramiche tardo romane e monete, databili fra l’inizio del II e la fine del IV sec. d.C. e alcuni pilastrini recanti delle iscrizioni. Il che, fece supporre agli archeologi di trovarsi al cospetto di un rinvenimento d’eccezionale importanza. Difatti, dalle indagini dei bassorilievi, emerse che il sito fu adibito per un certo lasso di tempo al culto del dio Mitra: il grosso blocco di pietra squadrata trovato durante le prime ispezioni, con probabilità rappresentava l’ara sacrificale del tempio ipogeo.
Un tempio che, a seguito di ulteriori approfondimenti dello scavo, restituì anche i due muri paralleli, siti al centro della sala. La natura di edificio di culto legato alla figura del dio Mitra, suggerì ai ricercatori la più probabile ipotesi sulle cause dell’occlusione del sito e alla sua relativa devastazione: non cause naturali, come una prima indagine poteva lasciar trasparire, ma una sorta d’iconoclastia quale effetto dell’editto di Teodosio del 313 d.C., relativo all’interdizione di culti pagani. Nell’ispezione degli strati preromani, eseguita dal Centro di Antichità Altoadriatiche dell’Università di Trieste, vennero poi alla luce reperti inerenti diversi periodi di frequentazione dell’antro da parte dell’Uomo, attestandone lunghi periodi di permanenza alternati a fasi di relativo abbandono.
Inoltre è stata ipotizzata anche l’esistenza di un altro mitreo sotto la chiesa di San Giovanni in Tuba, a seguito del rinvenimento di un mortarium recante l’incisione numen/Saturni, relativa a uno dei gradi d’iniziazione del culto mitraico: solo successivamente sarebbe stato traslato nella grotta dell’Hermada.
calco del rilievo di Mitra Tauroctono rinvenuto a Monastero di Aquileia nel 1888
Chi era Mitra?
Mitra è un’antichissima divinità persiana, simbolo della luce solare fecondatrice della natura. Essendo il sole ‘un dio che tutto vede’, Mitra giudicava le azioni degli uomini, per cui i fedeli del dio dovevano aspirare a un’assoluta purezza e integrità morale, per non incorrere nella sua ira. Il culto di Mitra giunse in Italia dopo la guerra di Pompeo contro i pirati della Cilicia, nel 67 a.C.. Divenne ufficiale sotto Traiano e onorato con il nome di ‘Sol Invictus’ nel 304 d.C.: fu proclamato ‘fautor’, ossia patrono dell’Impero Romano, da Diocleziano. Ebbe grande diffusione in tutto l’Occidente, specie nelle province nordiche di confine (Dacia, Pannonia, Germania, Britannia), dove lo propagandarono le guarnigioni militari, fra le quali il mitraismo trovò i suoi adepti più numerosi e fedeli. A questo proposito va ricordato che la XV LEGIONE Apollinare, nella quale militavano le genti giuliane, prestava servizio in Asia Minore.
Mitra e lo zoroastrismo
I santuari mitraici erano per lo più sotterranei (ipogei) o semisotterranei (cripte), di pianta rettangolare, con due banconi per i fedeli lungo i lati maggiori, un altare nel mezzo e, nel fondo, di fronte all’ingresso, una lastra marmorea, su cui era rappresentata l’impresa culminante del dio, cioè la ‘tauroctonia’, l’uccisione del toro. Mitra uccide il toro con la spada e il sangue sgorga dalla ferita; alcuni animali, cioè il cane e il serpente lo lambiscono, mentre lo scorpione e la formica cercano di colpire i genitali del toro. Il cane è un animale utile e appartiene all’ordine di Ahura-Mazda, antichissima divinità persiana del bene legata allo zoroastrismo e creatrice dei mondi terreno e astrale, mentre serpente, scorpione e formica sono animali dannosi, specie alla vegetazione, e appartengono all’ordine di Ahriman, spirito del male legato alla stessa religione, principe dei demoni. Il toro, dalla cui coda eretta spuntano spighe di grano, è il toro cosmico che, morendo, dà origine alla vita: infatti dal suo sangue nasce la vita, dal suo midollo spinale il grano, dal suo seme le specie animali, secondo una tradizione conservata nelle scritture zoroastriche, con diretto riferimento ai riti agrari.
Cautes e Cautopates
Nella raffigurazione della tauroctonia, accanto al dio Mitra appaiono raffigurati due giovinetti, i gemelli celesti Cautes e Cautopates, simboli del sole nascente e del sole al tramonto, i quali portano una torcia. La torcia di Cautes punta verso l’alto, perché Cautes rappresenta l’Equinozio di Primavera; quella di Cautopates, che è l’Equinozio d’Autunno, è diretta verso il basso, con un possibile richiamo ai Dioscuri Castore e Polluce della mitologia greca e romana. In alto appaiono sui loro cocchi il Sole e la Luna. Il momento più splendido del mitraismo fu tra la fine del III sec. d .C. e il principio del IV, quando s’identificò con la religione orientale del Sole (Sol Invictus), nata in Egitto e Siria. Nella raffigurazione della tauroctonia, accanto al dio Mitra appaiono raffigurati due giovinetti, i gemelli celesti Cautes e Cautopates, simboli del sole nascente e del sole al tramonto, i quali portano una torcia. La torcia di Cautes punta verso l’alto, perché Cautes rappresenta l’Equinozio di Primavera; quella di Cautopates, che è l’Equinozio d’Autunno, è diretta verso il basso, con un possibile richiamo ai Dioscuri Castore e Polluce della mitologia greca e romana. In alto appaiono sui loro cocchi il Sole e la Luna.
Il momento più splendido del mitraismo fu tra la fine del III sec. d .C. e il principio del IV, quando s’identificò con la religione orientale del Sole (Sol Invictus), nata in Egitto e Siria. I gradi d’iniziazione I misteri mitraici ebbero enorme diffusione nell’Impero Romano durante i primi secoli del Cristianesimo. Le pratiche per essere ammessi ai misteri erano assai laboriose e difficili a compiersi. La prima di queste pratiche pare consistesse in un esercizio di resistenza fisica: l’aspirante doveva attraversare a nuoto più volte un ampio tratto di mare e sopportare poi lunghi digiuni e penitenze maceranti a cui seguiva poi ‘il battesimo’ e il marchio a fuoco sulla fronte del nuovo adepto, che, con speciali cerimonie, veniva proclamato ‘soldato di Mitra’.
Sul soffitto del mitreo di Duino si nota un’apertura circolare comunicante con l’esterno, che fa pensare a una specie di pozzo: probabilmente all’esterno veniva sacrificato il toro, il cui sangue pioveva sull’adepto, che si trovava nel vano sottostante. Difatti si sono rinvenute nel terreno alcune schegge d’osso, probabilmente appartenute a un toro sacrificale. I gradi d’iniziazione erano sette: ‘corvo’ (corax), ‘fratello nascosto’, soldato (miles), ‘leone’ (leo), persiano (persa), ‘corridore del sole (elio dromos), ‘padre’ (pater). I Padri avevano un capo, specie di Pontefice Massimo, che veniva chiamato ‘Pater Patrum’. L’avversione del cristianesimo a questi riti misterici non ne permise una successiva, approfondita conoscenza.
QUI, l’articolo sul rilievo mitraico ritrovato ad Aquileia
QUI un ulteriore approfondimento sul Mitreo di Duino, proposto nel progetto SottoMonfalcone.