<<Avea deliberato il Capitan generale Ferdinando de Magaglianes d’intraprendere una lunga navigazione per l’Oceano, ove impetuosi sono i venti e frequenti le borrasche, e di prendere una via da altri non tentata ancora, onde, per evitare che qualcuno cercasse d’atterrirlo coll’aspetto de’ pericoli e dissuaderlo dalla impresa, non volle manifestare a nessuno il suo progetto. Ai pericoli derivanti dalla natura della cosa, aggiungeasi, che i capitani delle altre quattro navi poste sotto il suo comando fortemente l’odiavano, non per latra ragione, se non perché essi erano spagnuoli, ed egli portoghese.>>
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Con queste parole inizia il libro primo del ‘Ragguaglio della navigazione alle Indie orientali per la Via d’occidente, fatta dal cavaliere Antonio Pigafetta, patrizio vicentino’.
Questo incredibile viaggio ha inizio da Siviglia proprio 500 anni or sono, il 10 agosto 1519, con cinque navi: la Trinidad, con Magellano a bordo, la San Antonio, la Concepcion, la Santiago e la Victoria.
Solo la Victoria, dopo una rocambolesca odissea durata più di tre anni, farà ritorno in Spagna con soli diciotto uomini al porto andaluso di Sanlùcar de Barrameda.
Tra questi il Pigafetta, che del viaggio ci ha lasciato un dettagliato resoconto.
Solo altri quattro i sopravvissuti alla spedizione: i marinai della Trinidad, che aveva fatto ritorno alle isole Molucche per via di una falla.
Si saprà molto dopo che tra questi sopravvissuti v’era il savonese Leon Pancaldo, anch’egli autore di un diario di bordo, noto come Roteiro.
Magellano, invece, non farà mai ritorno, incontrando la fine dei suoi giorni sull’isola di Mactan dell’arcipelago delle Filippine per mano del re Cilapulapu, al termine d’una breve battaglia.
Il viaggio si riproponeva di trovare un passaggio già annotato su una precedente mappa geografica, che consentisse un tragitto ‘occidentale’ alla volta delle Indie, attraverso il Rio de La Plata e l’Oceano Pacifico, di modo da accorciare le tempistiche altrimenti necessarie alla circumnavigazione dell’Africa.
La corsa alle Isole delle Spezie era fondamentale per la Spagna, giacché solo il Portogallo poteva controllare l’emisfero orientale, assegnatogli dalle clausole del Trattato do Tordesillas.
Dopo cinque secoli esatti quel viaggio limitale, protrattosi oltre il conosciuto, ci regala ancor oggi una vivida cronistoria sulla globale visione del mondo e il sapore esotico d’un pionierismo tramontato, disegnato nel suo intimo dalla vivacità intellettuale di alcuni intrepidi protagonisti della Storia.