Nuove scoperte dallo scavo archeologico di Santa Marina.
Ubicato in Istria nei pressi di Porto Cervera, tra la foce del fiume Quieto e Parenzo, il sito archeologico di Loron sorprende sia per la sua vastità -quasi un ettaro di superficie- sia per l’eccezionale stato di conservazione delle strutture rinvenute.
Nel corso delle indagini, avvicendatesi per oltre vent’ anni e condotte congiuntamente da ricercatori croati, francesi e italiani sono finora emersi un complesso d’epoca romana adibito alla produzione di manufatti di ceramica, un oleificio, una cisterna e una parte residenziale.
Questa struttura complessa, sebbene presenti caratteristiche proprie delle ville marittime, è stata designata sin dalla sua costruzione a fini produttivi.
Ciò che è emerso per primo -noto sin dal secondo Ottocento- è un grande opificio, voluto da Statilio Tauro Sisenna all’inizio del I sec. d.C.
Sisenna, figlio di Tito, amico personale di Augusto, fu console nel 16 d.C. e proprietario di fondi ad Aquileia e della villa di Cicerone a Roma: una committenza di livello davvero elevato.
In questo sito erano prodotte sia ceramica, sia anfore per l’olio e il vino destinati al mercato adriatico e transalpino.
Dopo la morte di Sisenna, la proprietà passò a Calvia Crispinilla, come testimoniato dai numerosi bolli laterizi rinvenuti in situ. Una donna di potere, al seguito della corte dell’imperatore Nerone: Tacito, nelle sue Historiae, la definisce ‘magistra libidinum Neronis‘, ossia sovrintendente ai piaceri dell’imperatore.
Dopo questi due illustri proprietari, all’epoca di Domiziano il complesso divenne demanio imperiale, inglobato nell’esteso predio rustico che comprendeva tutto il territorio di Torre ed Abrega, dove venivano coltivati l’ulivo e la vite. La durata dell’arco di vita del sito è collocabile tra l’inizio del I e il IV sec. d.C.
La campagna di scavi tutt’ora in corso sta indagando la zona in prossimità di Santa Marina, ove sono stati riportati alla luce una grande cisterna, diversi lacerti di muri e un torchio per la spremitura delle olive, di cui è stato minuziosamente ricostruito il funzionamento.
Tra gli oggetti più significativi rinvenuti vi sono anche un bracciale in pasta vitrea nera, delle perle finemente lavorate, uno spillo per acconciature e uno stilo, oltre a un pendaglio anch’esso in pasta vitrea, sorprendentemente raffigurante un fossile di trilobite.
La nostra associazione seguirà da vicino le prossime evoluzioni di questo scavo, condotto su uno tra i più importanti siti archeologici dell’Istria.