In un maggio inoltrato di qualche anno addietro si è deciso d’inaugurare con una gita in barca una stagione balneare che si preannunciava promettente.
Come meta, i banchi sabbiosi litoranei che da Grado, con intermittenza definita da mareggiate, canali lagunari e dal costante lavorio dei venti, definiscono il paesaggio costiero sino a Lignano.
Durante la passeggiata sul bagnasciuga cesellato da ogni storia che il mare può raccontare, una singolare sagoma rotondeggiante catturò immediatamente l’attenzione: non si trattava certamente d’una geometria studiata dalla natura.
Liberando l’oggetto dall’abbraccio sabbioso, grande fu lo stupore quando si capì di trovarsi al cospetto d’un manufatto sicuramente non recente.
Dopo averlo consegnato alla conservatrice del Museo Archeologico della Laguna di Marano per esaminarlo, si scoprì che avevamo fortuitamente rinvenuto un boccale in ceramica ingobbiata invetriata e dipinta, decorato a motivi floreali e vegetali, databile al XVII-XVIII secolo.
Un piccolo-grande ritrovamento che restituisce l’emozione e il senso della scoperta di un oggetto del passato e che prossimamente sarà musealizzato.
L’articolo comparso sul quotidiano Il Piccolo, a firma di Alex Pessotto, sulla nostra mostra di Grado, visitabile ogni giorno fino al 15 agosto, dalle 19 alle 22.30 (ingresso libero) presso la Casa della Musica -Piazza Biagio Marin, 2.
Venerdì 2 luglio 2021, presso la Casa della Musica, nel centro storico di Grado [Piazza Biagio Marin,2], sarà inaugurata alle ore 19.00 la mostra archeologica ed etnografica Un mare di risorse. Storie di pesca e pescatori nell’Alto Adriatico dall’età romana al Novecento, che sarà visitabile fino al 15 agosto 2021 tutti i giorni con orario 19.00-22.30.
Il Progetto
Il progetto da cui nasce l’iniziativa è incentrato sul tema della pesca e delle altre forme di sfruttamento delle risorse marine dall’antichità ai giorni nostri. L’intento è quello di valorizzare e divulgare il patrimonio delle conoscenze, dei saperi e delle tradizioni legate a questo tema nell’area adriatica nordorientale mettendone in evidenza specificità, continuità e tratti condivisi tra realtà limitrofe.
La mostra intende far immergere il visitatore nel mondo della pesca e dei suoi valori negli ultimi duemila anni, in un continuo viaggio tra passato e presente. Il racconto si focalizza sull’area nordadriatica, dalle Lagune di Marano e di Grado a Pirano, caratterizzata da una grande varietà di habitat e di paesaggi.
L’itinerario di visita illustra la pesca e le altre forme di utilizzo delle risorse marine del nostro mare in epoca romana e medievale mediante l’esposizione, da un lato di reperti archeologici (resti di pesci e molluschi rinvenuti negli scavi, strumenti, contenitori…) che ne danno testimonianza diretta, dall’altro di manufatti antichi che documentano iconograficamente gli aspetti legati a quest’attività (mosaici, oggetti d’uso comune e oggetti preziosi quali gemme e ambre). Al contempo le medesime tematiche vengono trattate anche per l’età moderna e contemporanea tramite la presentazione di beni etnografici rappresentati da strumenti, oggetti, fotografie; in questo caso costituiscono una delle “voci narranti”anche alcuni interessanti documenti appartenenti all’Archivio Storico del Comune di Marano Lagunare.
Nel corso dei millenni le tecniche di pesca sono divenute via via più elaborate anche grazie alla realizzazione di strumenti più efficienti, mantenendo tuttavia una forte aderenza ai caratteri della tradizione. Oggi come ieri, cosa e con quali metodi si pesca? Come si allevano pesci e molluschi? Quali altri usi hanno questi ultimi, oltre a quello alimentare? Come è cambiata l’alimentazione basata sui prodotti del pescato? Qual è la valenza simbolica degli organismi marini? Com’è il mestiere del pescatore? Molte sono le domande a cui le varie testimonianze presentate nella mostra contribuiscono a dare risposta.
L’obiettivo è quello di valorizzare e far conoscere al pubblico un aspetto importante dell’economia del territorio altoadriatico approfondendo tutte le sue molteplici espressioni, implicazioni, prassi, saperi e seguendone le trasformazioni avvenute dall’antichità ai giorni nostri tra tradizione e innovazione.
L’esposizione, a cura di Paola Maggi, Renata Merlatti e Gabriella Petrucci, è stata realizzata grazie alla collaborazione del Comune di Grado, della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, della Direzione Regionale Musei del Friuli Venezia Giulia, della Soprintendenza Archivistica del Friuli Venezia Giulia, del Comune di Marano Lagunare e di numerosi enti museali della regione e della Slovenia che hanno prestato beni – per lo più inediti – provenienti dalle loro collezioni: il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, il Museo Nazionale di Archeologia Subacquea di Grado, il Civico Museo d’Antichità J.J. Winckelmann di Trieste, il Civico Museo del Mare di Trieste, il Museo del mare “Sergej Mašera” di Pirano, lo Slovenski Etnografski Muzej di Lubiana, il Museo della Pesca del Litorale triestino di Santa Croce (TS), il Museo Archeologico della Laguna di Marano, l’Antiquarium della villa romana di Ronchi dei Legionari, l’Associazione Archeosub di Marano.
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