Mitra, nelle ‘Memorie di Adriano’

Mitra, nelle ‘Memorie di Adriano’

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<<Vissi laggiù tutta un’epoca di straordinaria esaltazione dovuta, in parte, all’influenza di un gruppo di luogotenenti che avevo intorno. Provenienti dalle remote guarnigioni d’Asia, erano venuti a conoscenza di strane divinità tra le quali il culto di Mitra, allora poco conosciuto, che mi attirò per qualche tempo con le esigenze di quell’arduo ascetismo che tendeva duramente l’arco della volontà con l’ossessione della morte, del ferro e del sangue che elevava a livello di spiegazione del mondo i banali disagi della nostra esistenza di soldati.
Nulla poteva contrastarmi di più con le opinioni che cominciavo a formarmi sulla guerra.
Ma quei riti barbari che creano tra gli affiliati legami di vita e di morte, lusingavano le fantasticherie più recondite di un giovane impaziente del presente, incerto dell’avvenire e proprio per questo, accessibile agli Dei.
Fui iniziato in una torre di legno e di canne in riva al Danubio, fu mio padrino Marcio Turbo, un compagno d’armi. Ricordo che il peso del toro agonizzante fu lì lì per far crollare il pavimento a graticci sotto cui stavo per ricevere l’aspersione del sangue.
In seguito, ho riflettuto sui pericoli che possono rappresentare per lo Stato, sotto un principe debole, siffatte società segrete e ho finito per infierire contro di esse.
Ma confesso che quando si è in presenza del nemico, esse conferiscono agli adepti una forza quasi sovrumana. Ciascuno di noi era convinto di sfuggire ai limiti della propria umana condizione; si sentiva sé stesso e l’avversario simultaneamente, simile al dio di cui non sa più se muore nelle spoglie di bestia o se uccide sotto forma umana.
Quei sogni bizzarri che a volte oggi mi sgomentano, non differivano poi profondamente dalle teorie di Eraclito sull’identità dell’arco e del bersaglio.
Allora mi aiutavano a tollerare la vita, la vittoria e la sconfitta si mescolavano, si confondevano, erano raggi diversi di una stessa luce solare.
Quei fanti daci che calpestavo sotto gli zoccoli del cavallo, quei cavalieri sarmati abbattuti in seguito nei corpo a corpo, dove i nostri cavalli impennati si mordevano il petto, m’era tanto facile colpirli in quanto mi identificavo con loro. Se fosse rimasto abbandonato sul campo di battaglia, il mio corpo spoglio dalle vesti non sarebbe stato tanto diverso dal loro. Identico sarebbe stato l’urto dell’ultimo colpo di spada.
Ti confesso quei pensieri singolari, tra i più segreti della mia vita, e un’ebbrezza strana, che non ho mai più ritrovata esattamente sotto quella forma.>>

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Passo tratto dal libro ‘Memorie di Adriano’ di Marguerite Yourcenar, scritto sotto forma di una lunga epistola indirizzata dall’anziano imperatore Adriano, ormai al termine dei suoi giorni, al diciassettenne Marco Aurelio, che poco dopo diverrà suo successore per adozione.
Sotto Traiano, predecessore di Adriano,  l’Impero romano raggiunse la sua massima espansione, grazie alle vittoriose campagne militari in Dacia, Armenia, Assiria, Mesopotamia e Arabia.
Nelle foto, il Mitreo di Duino.

Mitra, Mitreo, Mithra; Mitreo di Duino; Adriano; Maria Elena Sandri


a cura di Maria Elena Sandri; foto di Flavio Snidero

il dio Mitra

il dio Mitra

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Chi era Mitra? Dove veniva venerato? Qual è stata la diffusione del suo culto in regione?
Iniziamo oggi un piccolo iter dedicato agli aspetti del culto a questo dio frigio, che ha lasciato tracce sensibili anche nei nostri territori.
Mitra è un’antichissima divinità persiana, simbolo della luce solare fecondatrice della natura.
Essendo il sole ‘un dio che tutto vede’, Mitra giudicava le azioni degli uomini, per cui i fedeli del dio dovevano aspirare a un’assoluta purezza e integrità morale, per non incorrere nella sua ira.
Il culto di Mitra giunse in Italia dopo la guerra di Pompeo contro i pirati della Cilicia, nel 67 a.C.: divenne ufficiale sotto Traiano e onorato con il nome di ‘Sol Invictus’ nel 304 d.C.: fu proclamato ‘fautor’, (patrono dell’Impero Romano) da Diocleziano.
Ebbe grande diffusione in tutto l’Occidente, specie nelle province nordiche di confine (Mesia, Dacia, Pannonia, Germania, Britannia), dove lo propagandarono le guarnigioni militari, fra le quali il mitraismo trovò i suoi adepti più numerosi e fedeli. A questo proposito va ricordato che la XV Legione Apollinare, nella quale militavano le genti giuliane, prestava servizio in Asia Minore.