In Friuli Venezia Giulia la viticoltura e l’enologia hanno avuto, fin dall’antichità, splendore e rinomanza.
Dato l’ambiente particolarmente favorevole alla vite e l’attaccamento dei contadini friulani alla coltura, la fama della viticoltura locale si è espansa e diffusa non solo in Italia, ma anche all’estero.
Il vino “Pucino“ era apprezzato al tempo dei Romani; la Ribolla era nota nel Medioevo sia ai luogotenenti della Serenissima che a quelli austriaci; il Terrano viene esaltato dal Valvasor, nel 1689, come uno dei vini più ricercati nei paesi tedeschi; il Pignolo era apprezzato da Giobatta Michielli che nel suo “Bacco in Friuli “ dice “e vorrei sempre esser solo nel ber a tazze piene il buon Pignolo”; e non si deve dimenticare il Picolit che il conte Fabio Asquini produceva già nella seconda metà del ‘700 in quel di Fagagna e il Verduzzo, vino autoctono della regione, nelle due sue varietà dolce e secco.
Possiamo ben dire che il vino è sempre stato un compagno fedele alle feste dell’umanità e quindi la storia della vite ha seguito e segue le vicende e i progressi dei popoli che la coltivano.
[sezione sviluppata in collaborazione con l’agronomo, enologo e giornalista Claudio Fabbro]